Lettera ai fedeli per la celebrazione di Pasqua 2020
Un messaggio di incoraggiamento a vivere in famiglia una “liturgia domestica”, con l’ausilio dei moderni mezzi di comunicazione.
Carissimi fratelli e sorelle,
certamente siete a conoscenza che le attuali circostanze non ci consentono di celebrare solennemente la Pasqua del Signore, come era nel comune desiderio, sia nella liturgia sia nelle diverse forme della pietà popolare. È vero che già dai primi giorni del corrente mese ci era stata preclusa la possibilità di adunarci in assemblea nelle nostre chiese per l’Eucarestia, soprattutto domenicale. Però tutti noi speravamo che almeno per la Pasqua, passata la bufera, avremmo potuto avere la gioia di celebrare con il coinvolgimento corale di tutto il popolo i riti della Settimana Santa, tanto attesi nel corso dell’anno, e sciogliere cosi i nostri cuori nel canto di lode al Signore, dopo i giorni della tristezza, della prova e della morte. Purtroppo così non è stato! La crescita continua della pandemia ha portato piuttosto a soffocare ulteriormente la nostra serenità e a ingabbiarci di più nelle nostre paure. Ma il Signore non ci abbandona – lo voglio gridare con tutta la forza della fede della Chiesa, di cui si è fatto interprete Papa Francesco nel suggestivo e toccante incontro di preghiera in piazza San Pietro! – e in questo anno vuol farci sentire la sua presenza a Pasqua in maniera diversa, venendo Lui stesso nelle nostre case. Egli viene per stare nelle nostre famiglie e riscaldare i cuori di tutti, tenendo accesa la speranza, come fece nel giorno della sua risurrezione con i discepoli di Emmaus (cf. Lc 24,13-53), che delusi e sconsolati per quanto era accaduto al loro Maestro stavano ritornando al grigiore della vita passata.
Pur sentendo la nostalgia delle nostre belle celebrazioni pasquali – le rivivremo il prossimo anno in una forma ancora più coinvolgente e solenne! – la Pasqua di quest’anno avrà un carattere più intimo, familiare, ma non per questo meno sentito, anzi. Ci metteremo più fede, più fervore, più gioia, e ciò sicuramente ci permetterà di avere quegli occhi nuovi che ci aiuteranno a scorgere la presenza del Crocifisso Risorto in mezzo a noi.
In molti di certo si uniranno spiritualmente alle celebrazioni che si terranno nella Cattedrale e in tutte le Parrocchie della Diocesi attraverso i vari strumenti della comunicazione e i collegamenti social, gustando così i riti, che seppur sobri e semplificati, aiutano a cogliere il significato profondo degli eventi pasquali che hanno compiuto la nostra redenzione. A tutti mi permetto di dire, però, che non è da perdere l’opportunità di vivere la Settimana santa – e in particolare i giorni del Triduo – come una prolungata liturgia, incarnandola nelle dinamiche e nei tempi della famiglia, che è chiamata così a riscoprire la propria identità di Chiesa domestica, dove davvero è possibile incontrare il Signore. Non sarà una Pasqua meno importante o spiritualmente meno efficace quella vissuta tra le mura domestiche con il coinvolgimento di tutti i componenti della famiglia!
Mi piace richiamare in proposito quanto dice Papa Francesco in Amoris laetitia circa la fecondità di un’autentica spiritualità familiare incentrata sull’incontro con il Signore Gesù:
“Se la famiglia riesce a concentrarsi in Cristo, Egli unifica e illumina tutta la vita familiare. I dolori e i problemi si sperimentano in comunione con la Croce del Signore, e l’abbraccio con Lui permette di sopportare i momenti peggiori. Nei giorni amari della famiglia c’è una unione con Gesù abbandonato che può evitare una rottura. Le famiglie raggiungono a poco a poco, «con la grazia dello Spirito Santo, la loro santità attraverso la vita matrimoniale, anche partecipando al mistero della croce di Cristo, che trasforma le difficoltà e le sofferenze in offerta d’amore»” (317).
Amoris laetitia, Papa Francesco
Se le famiglie riuscissero, anche attraverso l’esperienza amara che stiamo vivendo in questi giorni, a scoprire che esse sono cellule vive del grande organismo ecclesiale, con l’effetto di ravvivare al loro interno un cammino comune di crescita nella fede e nella carità, credo che questo tempo non sarà stato inutile. Il Signore ci parla non solo nei momenti di piena luce, ma anche quando le tenebre offuscano il cuore e ci sentiamo schiacciati dalla paura. Educhiamoci alla scoperta dei segni di Dio nella storia, guidata da lui verso la sua pienezza, che è il Regno che viene. E anche nell’ora oscura dell’angoscia e della morte, qual è quella che tante famiglie stanno vivendo, proprio perché ci sappiamo custoditi dall’amore di Dio, la speranza sarà sempre l’ultima parola per la nostra vita.
Per essere aiutati a vivere bene i prossimi giorni, riceverete dalle Parrocchie dei sussidi che vi permetteranno di organizzare le “liturgie domestiche”. A sostenere il dialogo con Dio, potrà accompagnarvi anche la preghiera che ho composto per questa “quarantena quaresimale”, reperibile – per chi ancora non l’avesse – dal sito della Diocesi. Imparare a pregare in famiglia, ascoltare insieme la Parola di Dio e insieme rendere grazie a Dio per i suoi doni: tutto questo può e deve diventare scuola di vita cristiana. Se si prega, certamente cambia il nostro modo di vedere e di pensare, e il cuore trasformato dall’incontro con Dio ispirerà le scelte quotidiane, rendendole più vere e umane.
Ho fiducia che, nonostante l’incertezza che ancora incombe su di noi, ci ritroveremo diversi – direi anzi migliori – quando tutto sarà finito. Dio ci sta conducendo per mano in questo tempo di prova, e l’esperienza della finitudine non potrà che farci maturare. Pensavamo che l’uomo fosse onnipotente, che non ci fossero limiti al potere dell’economia e al progresso della tecnica, ma è bastato l’attacco di un micro-organismo a farci uscire dall’illusione! Chi crede sa però che dalla morte Dio fa sbocciare la vita:
“se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”.
(Gv 12,24)
Sì, passato questo tempo di oscurità e di morte, se ci lasceremo guidare dalla sapienza dello Spirito Santo per il discernimento che necessariamente sarà da operare, raccoglieremo molto frutto.
Carissimi fratelli e sorelle, viviamo questi giorni in maniera operosa, anche se in clausura imposta. Riscopriamo gli affetti familiari, mettiamo a frutto la creatività di ciascuno per trascorrere ore serene. In modo particolare, coltiviamo uno sguardo aperto alla solidarietà verso i fratelli che sono nel bisogno e non sentiamoli lontani. Pensiamo a quanti si trovano nei territori di guerra e ai profughi accampati in una precarietà penosa, a chi convive da sempre con malattie virali e senza i beni di prima necessità e sopravvive a malapena con il poco che riesce a racimolare. Portiamoli tutti nel nostro cuore e nella nostra preghiera.
Affidandovi alla Madonna, Madre della santa speranza e sostegno e difesa della nostra fede, tutti vi benedico.
+ Giuseppe Favale, vescovo
Lavanda dei piedi, mosaico in Piazza San Pietro, Roma